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giovedì 11 dicembre 2008

I segreti della seduzione


Giacomo Bruno
I SEGRETI DELLA SEDUZIONE
Report tratto da:
SEDUZIONE
POTERE PERSONALE

1.1 - Seduttori si diventa
Migliorare la nostra vita di relazione? Conquistare la persona che
desideriamo in poco tempo? Rendere più appagante la tua vita
sessuale? Questo non solo è possibile, è anche facile e divertente,
tanto più perché non è necessario altro che attingere a capacità di
cui siamo già in possesso. L’unico sforzo che dobbiamo fare è
trovarle dentro di noi e tirarle fuori con fiducia e determinazione.
L’avere carisma, l’essere intriganti ed ammaliatori, il magnetismo
e il fascino sono tutte caratteristiche che hanno poco a che spartire
con la bellezza fisica, con il denaro, con la posizione sociale.
Sono piuttosto le capacità comunicative a rappresentare le carte
vincenti dei migliori maestri nella storia della seduzione. Tanto è
vero che gli assi nella manica dei grandi seduttori, da Casanova a
Don Giovanni, non rientrano affatto nella sfera dei tratti estetici,
ma sono più che altro da ricondurre alla loro competenza e
maestria sotto il profilo comunicativo. In poche parole è tutta
questione di potere personale: credere in se stessi, conoscere i
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propri valori e obiettivi, sapere dove si sta andando, saper
comunicare agli altri la propria identità e la propria missione.
Chiunque di noi, anche se non avvantaggiato da una particolare
avvenenza estetica, può apprendere ed acquisire specifiche
strategie di comunicazione e di comportamento, migliorando in
modo sostanziale le proprie abilità di conquistatore. Basta
allenarsi in modo costante nell’applicazione di questi modelli e
verificheremo ben presto una facilità e naturalezza insperate nel
creare nuove relazioni sociali.
Avere il conto in banca di Bill Gates, essere belli come Brad Pitt
o Sharon Stone, guidare una sfavillante Ferrari: è fin troppo
semplice credere che siano queste le qualità che servono per
sedurre una persona. E’ facile attrarre se si hanno a disposizione
queste armi: possono funzionare, certo, ma sono questi oggetti a
sedurre, e non le persone che li posseggono. Ed un rapporto
basato sull’attrazione dei beni materiali non ha nulla a che vedere
con la capacità del buon seduttore.
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In realtà l’individuo non cerca i soldi, né la bellezza, né i beni
materiali; cerca la soddisfazione dei propri valori, soddisfazione
che si realizza vivendo specifici stati d’animo. La chiave della
seduzione sta proprio qui: se riusciamo a soddisfare le esigenze
emotive di una persona, rappresenteremo per lei l’appagamento
delle sue necessità emozionali e, di conseguenza, instaureremo
una vera dipendenza nei nostri confronti. In questo modo finirà,
nel giro di poco tempo, con il perdere la testa per noi.
In quanti film romantici la protagonista si innamora di una
persona qualunque, piuttosto che del belloccio facoltoso e
circondato dal lusso? E non fa che ripetere quanto si senta ricca,
proprio come se vivesse in un lussuoso appartamento pieno di
oggetti ed accessori costosi. Insomma, se non possiamo comprare
una Ferrari per sedurre una persona, possiamo farla salire sulla
nostra auto e farla sentire proprio come se stesse su un’auto di
lusso: dobbiamo solo modificare il suo stato d’animo, le emozioni
interiori che lei prova salendo in macchina accanto a noi.
Immaginiamo di dover vendere una casa. Abbiamo di fronte una
coppia appena sposata che sta visitando le stanze, il soggiorno, lo
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splendido e luminoso terrazzo. Già immaginano le feste che
potranno organizzare con gli amici e le divertenti serate a base di
carne alla griglia e vino rosso. Così come le romantiche cenette a
lume di candela nelle quali si doneranno il loro amore. E allora
cosa stiamo vendendo noi, delle mura su un terreno? O non
stiamo forse vendendo emozioni? Certamente le seconde!
Il punto centrale dunque, la cosa più importante al riguardo, è
determinare in quale stato d’animo le persone finiscono con
l’innamorarsi e con il sentirsi attratte in modo naturale. Hanno
bisogno di provare passione, attrazione, eccitazione? Oppure
divertimento? Bisogna solo capirlo e riuscire ad instaurare in loro
questi stati emotivi.
Riuscire a farlo è molto più semplice di quanto non si pensi: come
vedremo più chiaramente nelle prossime pagine, ognuno di noi è
infatti in grado di rievocare qualunque stato d’animo desideri,
semplicemente attraverso un uso sapiente delle parole e della
comunicazione.
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1.2 - Jukebox mentale
Spesso si paragona la mente umana ad un computer in cui sono
installati quei programmi grazie ai quali funzionano tutti gli
apparati e gli elementi del corpo umano. Proviamo invece ad
utilizzare una metafora diversa: proviamo a pensare alla mente
umana come ad un jukebox, un contenitore di dischi musicali e di
canzoni. Allo stesso modo infatti la mente tende a trattenere ed
immagazzinare ad un livello inconscio tutti i ricordi e tutte le
esperienze che ognuno di noi vive, proprio come se fossero delle
canzoni, milioni di canzoni.
Con il jukebox, quando più ci piace, possiamo scegliere un titolo
tra i tanti disponibili, selezionarne il relativo pulsante e aspettare
che la macchina musicale lo prelevi tra tutti quelli contenuti, lo
posizioni sotto la puntina e lo faccia girare. E a noi non resta che
ascoltare la canzone.
Allo stesso modo, come nel caso delle nostre canzoni preferite,
possiamo accedere ai nostri ricordi più belli, più emozionanti o
utili in una data situazione, quando più lo desideriamo. Cosa che
vale, purtroppo, anche nel caso dei ricordi che invece
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preferiremmo dimenticare. Per farlo dobbiamo solo ricorrere a
specifiche ed apposite modalità: così facendo avremo la
possibilità di accedere, quando ne abbiamo voglia o necessità, a
stati d’animo positivi, allegri, emozionanti, e quindi potenzianti,
vissuti in precedenza.
Uno di questi metodi è noto con il nome di ancoraggio. In pratica
attraverso la tecnica dell’ancoraggio possiamo risalire ad uno
stato d’animo, ricordandolo e quindi rivivendolo nel presente,
direttamente a partire da uno stimolo cui lo abbiamo legato,
stimolo che può essere delle più svariate nature. Ad esempio
possiamo associare un momento di grande sicurezza al gesto di
stringere con forza il pugno: in questo modo, ogni volta che
avremo bisogno di un po’ di carica, ci basterà ripetere il gesto del
pugno per rivivere istantaneamente quelle emozioni ad essa
associate.
L’importante è saper chiedere il disco più adatto rispetto alle varie
situazioni che viviamo. Una canzone che sia allo stesso tempo
sentimentale e dotata anche di un ritmo allegro e dinamico, non
sarebbe molto efficace: sono due generi difficilmente compatibili.
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Ci vuole dunque un po’ di attenzione e precisione. Altra
condizione da rispettare per poter utilizzare il nostro jukebox
mentale delle emozioni e dei ricordi è che dobbiamo aver vissuto
in prima persona l’esperienza cui si riferisce il disco. Se non
abbiamo mai vissuto quella data esperienza, non possiamo
richiamarla alla memoria per utilizzarla nel presente come
supporto potenziante o per rifornirci di nuova energia.
Alla luce di questa condizione, è evidente quanto sia importante e
necessario allargare i nostri orizzonti, vivere in modo pieno,
accumulando il maggior numero di esperienze possibili. In questo
modo amplieremo sia il cerchio delle nostre conoscenze,
arricchendoci come persone grazie al confronto con realtà diverse
dalla nostra, sia la nostra mappa, ovvero quegli schemi
interpretativi con cui cataloghiamo e diamo senso al mondo che ci
circonda.
Esiste tuttavia un piccolo espediente, da utilizzare nei casi in cui
non possiamo proprio fare a meno di un’esperienza che non
abbiamo ancora vissuto: possiamo usare un po’ di immaginazione
e cercare di visualizzare quell’esperienza, visto che non ci siamo
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mai concretamente confrontati con essa. Visualizzare significa
creare nella nostra mente dei veri e propri filmati molto
particolareggiati e realistici: in questo modo il nostro cervello non
riuscirà a distinguere facilmente la realtà vissuta davvero dalla
realtà che abbiamo solo costruito con la nostra immaginazione.
Per questo la situazione visualizzata è comunque utile per avere
un’influenza concreta nella realtà e per realizzare davvero
l’evento che avevamo solo immaginato.
Facciamo un esempio attinente con il tema centrale di queste
pagine, la seduzione. Mettiamo il caso di non essere ancora
riusciti a sedurre la persona che ci interessa e che stiamo tentando
di conquistare, il nostro cosiddetto “potenziale partner” (d’ora in
avanti ci riferiremo a questo termine neutro per indicare sia un
uomo che una donna). Prima di incontrarlo proviamo a
visualizzare il nostro appuntamento. Immaginiamoci con il
potenziale partner, in splendida forma, mentre lo affasciniamo,
parlandogli in modo seducente. Dobbiamo pensare a tutto nei
minimi particolari, magari ricollegandoci a situazioni simili in cui
ci siamo trovati con altri partner. I nostri sguardi, i gesti che
facciamo, il modo in cui questa persona reagisce alle nostre parole
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e finalmente cede alla nostra corte. Così facendo riusciremo a
creare una ottima base per la nostra reale vittoria seduttiva.
Quella di cui abbiamo appena parlato è la cosiddetta
visualizzazione, una delle tecniche di cambiamento e
potenziamento personale più potenti ed efficaci. Il potere delle
visualizzazioni è davvero molto vasto perché ci consente di
creare, con la semplice immaginazione, un disco per il nostro
jukebox mentale con tutti i contenuti che desideriamo.
Alcuni esperimenti scientifici lo dimostrano chiaramente. Uno dei
più sorprendenti è stato condotto su un diverso numero di atleti,
suddivisi in due gruppi. Una parte dei soggetti sono stati allenati
attraverso una serie di esercizi fisici molto duri e faticosi; gli altri
atleti invece dovevano allenarsi in modo solo immaginario, con
esercizi a livello puramente mentale. Dopo alcune settimane
vennero registrati i risultati sportivi dei due gruppi: quelli ottenuti
dagli atleti allenati a livello mentale furono praticamente identici
al gruppo di chi si era allenato in modo tradizionale, trascorrendo
settimane di intensissimo lavoro fisico. Quanto conta allora
l’immaginazione e quanto è grande l’influenza della mente?
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Un ulteriore esperimento è stato condotto su alcuni studenti:
suddivisi a metà, vennero assegnati a due diversi insegnanti. Al
professore del primo gruppo fu detto che si trattava di ragazzi
particolarmente dotati, dei geni. All’altro fu detto invece che
avrebbe dovuto domare un gruppo di ragazzi indisciplinati e dalle
ridotte capacità intellettive. Quale pensiamo che sia stato il
risultato nel caso dei due gruppi? Il primo gruppo di studenti
confermò doti intellettuali brillanti e facilità di apprendimento, al
contrario del secondo, i cui risultati furono piuttosto scadenti.
Quindi le diverse convinzioni degli insegnanti furono
determinanti: il risultato infatti non dipendeva dal fatto che i primi
fossero realmente dei geni o i secondi realmente meno
intelligenti, ma piuttosto dalle differenti credenze degli
insegnanti. In base ad esse i due si erano comportati in un modo
particolare che aveva influenzato la reazione dei ragazzi. Il primo
li aveva trattati da geni, trasmettendo loro tanta sicurezza,
rispiegando con molta disponibilità e in modo più comprensibile
le lezioni che loro non capivano. D’altra parte erano dei geni e
quando non capivano, sicuramente la colpa non era loro, piuttosto
sua. Al contrario, il secondo insegnante non rispiegava mai una
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lezione: sarebbe stato solo tempo perso, visto che aveva a che fare
con studenti in apparenza piuttosto lenti; quindi procedeva con il
suo programma senza preoccuparsi del loro livello di
apprendimento. Di conseguenza, a poco a poco, i suoi studenti
cominciarono davvero a pensare di non essere bravi e l’insegnante
trovò così la conferma di quello che gli avevano premesso sui
suoi ragazzi. In definitiva, ciò in cui si crede tende a realizzarsi
sempre.
Anche il cosiddetto “effetto placebo”, proprio della scienza
medica, è la prova di quanto sia forte il potere della mente e delle
nostre convinzioni, persino nella guarigione da alcune malattie.
Semplici pasticche di zucchero a volte si sono rivelate efficaci al
pari di antibiotici o medicine specifiche, se al paziente cui erano
somministrate veniva detto trattarsi dell’ultimo ritrovato
scientifico in fatto di guarigione. Incredibile, ma vero.
Allo stesso modo si può verificare l’effetto opposto, definito
“nocebo”: se ad esempio dopo un pranzo fra amici, uno dei
commensali si sente male e qualcuno tra loro suppone che la
causa sia da attribuire alle pietanze mangiate durante il pasto, sarà
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facile che anche altre persone comincino a sentirsi male,
accusando gli stessi sintomi. La suggestione insomma, ciò in cui
si crede, è spesso più potente di qualsiasi altra medicina.
Alcuni anni fa, Richard Bandler, uno dei fondatori della
Programmazione Neuro-Linguistica, voleva addirittura
commercializzare le “pillole di placebo”, presentandole come la
prima medicina al mondo per la cura di qualsiasi malattia e priva
di qualunque effetto collaterale. Un’idea niente male, che
sicuramente avrebbe guarito moltissime persone dalle più comuni
malattie psicosomatiche: mal di testa, ulcere, depressioni. Queste
malattie, oggi molto diffuse, sono solo uno dei numerosi effetti
negativi prodotti da una mente male indirizzata, perennemente
concentrata sui mali del mondo, sulle proprie sventure e sugli
insuccessi. Una mente che però è talmente potente che, se
utilizzata nel modo corretto, può offrire un numero straordinario
di risorse, non appena ne abbiamo bisogno. Una mente che può
permetterci dunque di conquistare la persona che desideriamo in
poco tempo, lasciandola affascinata e magneticamente attratta
dalla nostra personalità.
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1.3 - Convinzioni
Riassumendo quanto detto fino a qui, è evidente che tutta la
nostra vita si basa sulle nostre convinzioni, su ciò in cui crediamo
o non crediamo. Proviamo ora a pensare a che tipo di convinzioni
dominano le nostre giornate. Sono di quelle che possono
potenziare i nostri risultati o piuttosto sono di tipo limitante? E
cosa succederebbe se ognuno di noi potesse scegliere liberamente
ciò in cui credere? Potremmo finalmente liberarci di ogni blocco e
di ogni pensiero non produttivo. Esiste un aforisma davvero
illuminante a questo proposito: noti testi di aeronautica affermano
che “il calabrone abbia un peso tale che in rapporto alla
dimensione delle sue piccole ali, secondo le leggi della fisica, non
potrebbe volare... ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso!”.
Facciamo un esempio concreto: mettiamo il caso che siamo
convinti di essere timidi. O insicuri. O addirittura di essere dei
buoni a nulla. Magari lo pensiamo perché da piccoli ci hanno
affibbiato questa etichetta, e noi abbiamo continuato a portarcela
dietro durante tutta la nostra crescita, convincendocene ogni
giorno di più. Di conseguenza abbiamo agito sulla base di questa
etichetta. E' un processo definito “imprinting”, secondo il quale
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noi imprimiamo nella mente un evento che giudichiamo
significativo e poi continuiamo ad agire in modo coerente ad esso.
A scoprirlo fu uno zoologo e psicologo austriaco, Konrad Lorenz,
dopo una serie di esperimenti portati avanti con gli anatroccoli.
Appena nati, i piccoli associavano alla loro mamma il primo
essere vivente in movimento che si trovavano di fronte. Vedendo
per primo lo scienziato, si convincevano che fosse lui la loro
madre e lo seguivano proprio come avrebbero fatto con la vera
mamma anatroccolo, che invece ignoravano del tutto.
Proprio come è successo agli anatroccoli, se da bambini ci hanno
detto che non sapevamo disegnare, o qualche compagno dell’asilo
magari ci ha detto che il nostro disegno era sgraziato, o ancora se
noi stessi ci siamo detti che quello che avevamo disegnato era
qualcosa di non corrispondente alle nostre intenzioni, sulla base di
questo imprinting ci siamo costruiti una convinzione negativa. Per
tutti gli anni a seguire ci siamo comportati di conseguenza,
rafforzando così l’idea e gli effetti pratici della nostra identità di
persone artisticamente poco capaci.
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Eventi anche molto lontani nel tempo, che oggi giudicheremmo
magari anche insignificanti, ma che da bambini ci hanno colpito
molto, sono dunque la base delle nostre convinzioni. Tuttavia,
visto che esse sono nate a partire da un evento cui abbiamo
attribuito importanza e fondatezza, allo stesso modo possiamo
però cambiare, ed in maniera altrettanto facile e veloce.
Oggi possediamo nuove risorse che prima non avevamo a
disposizione, che possono consentirci di gestire meglio le
emozioni, di scoprire il funzionamento dei nostri processi mentali.
In sintesi, di guadagnare la consapevolezza del fatto che quanto
gli altri dicono di noi è solo parte della loro mappa del mondo,
non è la realtà oggettiva delle cose. Del resto, anche le nostre
stesse convinzioni si originano da esperienze che non sono la
realtà, ma sono soltanto la nostra personale interpretazione della
realtà.
Nel suo libro “PsicoCibernetica”, il chirurgo estetico Maxwell
Maltz riporta alcuni episodi davvero stupefacenti di persone che,
a seguito di un intervento estetico, continuavano a non piacersi;
addirittura casi in cui le persone continuavano a vedere il proprio
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naso storto. Questo perché l’intervento del chirurgo aveva
modificato il loro aspetto esteriore e non, naturalmente,
l’immagine interiore che avevano di loro stessi. Casi in cui
sarebbe stato necessario piuttosto un supporto di tipo psicologico.
Insomma, quello che pensiamo di noi è quello che trasmettiamo
non solo agli altri, ma prima di tutto anche a noi stessi. E
l’autostima altro non è che una convinzione su chi siamo e su
quello che sappiamo fare.
1.4 - Ciclo del successo
Una delle metafore utilizzate più di frequente nell’ambito dei
corsi di motivazione e leadership personale è quella della
camminata sui carboni ardenti. Carboni veri, che ardono
realmente, ad una temperatura che oscilla tra i seicento e gli
ottocento gradi. Ci si trova lì, all’inizio della pista, con di fronte
circa sei metri di ustionante carbone che brilla e fiammeggia rosso
nella notte buia. Sembra impossibile riuscire a trovare il coraggio
di appoggiare i nostri delicati piedi, che si scottano soltanto
camminando sulla sabbia di una spiaggia scaldata dal sole, in quel
manto incandescente. Non è possibile. Non possiamo farcela
senza aiuti chimici o senza un trucco. Un limite troppo grande?
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No, solo una convinzione molto grande. Come facciamo a
rinunciare a questa nostra convinzione, che quel carbone non ci
ustionerà i piedi? La risposta è una: la nostra mente.
Concentrazione, un lavoro di ricostruzione delle nostre credenze,
un grido a squarciagola per darci carica ed energia, e si parte. Con
il cuore che batte forte, camminando passo dopo passo, in un
batter di ciglia siamo arrivati alla fine. Incredibile, ce l’abbiamo
fatta, abbiamo superato un limite che ritenevamo invalicabile,
siamo arrivati indenni al nostro traguardo. Nessuna scottatura,
solo tanta emozione e nuove motivazioni.
Una volta capito il funzionamento di questo meccanismo, siamo
in grado di cambiare qualsiasi nostra convinzione, eliminando
comportamenti improduttivi e abitudine nocive. Un meccanismo
che ci restituisce il possesso del nostro corpo e del nostro spirito.
Come abbiamo fatto a non bruciarci e ad accedere a queste nuove
incredibili risorse? Semplice, attivando quello che si chiama
“ciclo del successo”: la nuova credenza che abbiamo ci ha
focalizzato su quello che siamo in grado di fare e ha aperto le
porte a nuove risorse. Risorse che abbiamo sempre avuto ma che
non sapevamo di possedere, risorse cui ora possiamo accedere
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quando vogliamo. Dalle risorse poi si passa all’azione: adottiamo
cioè nuovi comportamenti che ci forniscono nuovi e insperati
risultati. Risultati positivi che non fanno altro che andare a
confermarci l’effettiva esattezza della nostra credenza. In questo
modo ci consentono di accedere con convinzione sempre
maggiore alle nuove risorse. E così via, in un ciclo infinito di
successo (o di insuccesso, qualora la credenza iniziale sia di tipo
limitante).
Immaginiamo due amici, uno molto timido e sfiduciato, l’altro
sicuro di sé e molto fiducioso. Entrano in un bar, si siedono al
tavolino; due ragazze sedute al tavolino vicino li guardano e si
mettono a ridere. Cosa pensiamo che succederà? Semplicemente
il primo ragazzo penserà che lo stanno prendendo in giro e stanno
ridendo di lui; il secondo invece crederà di aver sedotto altre due
ragazze solo con il suo sguardo. Qual è la verità? Nessuna delle
due, o meglio entrambe. Per ognuno di quei ragazzi quella è
l’unica verità, l’unica che va a confermare le proprie convinzioni
di partenza. In realtà le due ragazze potrebbero aver riso per tutto
altro motivo, ma non è questo che ci interessa. A noi interessa
capire solo che le convinzioni che noi abbiamo vengono
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confermate in ogni caso, nel bene e nel male, nel potenziante e nel
limitante. Il grande Henry Ford, fondatore della omonima casa
automobilistica, diceva che “se tu pensi di potercela fare o di non
potercela fare, hai comunque ragione”. Il ciclo del successo
(credenza > risorsa > azione > risultato > credenza), ci porterà
comunque a confermare le nostre idee, quali esse siano.
La questione dunque non è nella verità di una credenza, ma nel
suo effetto e nei risultati che otteniamo. Se noi crediamo di essere
timidi, come ci comporteremo ad una festa? Ci daremo da fare e
andremo a conoscere le persone che ci interessano, oppure
staremo tranquilli e buoni con le poche persone che già
conosciamo? E soprattutto, quanto impegno ci metteremo a uscire
fuori dai nostri schemi? Molto poco. E se invece cominciassimo a
credere che siamo degli ottimi seduttori, cosa faremmo? Non
importa se questo sia vero o no, sicuramente daremo il massimo,
ci impegneremo fino in fondo per ottenere il nostro obiettivo.
Passeremo all’azione con sicurezza e determinazione; e questa
stessa sicurezza la trasmetteremo agli altri.
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Immaginiamo un venditore: se parte già sfiduciato perché non
crede nel prodotto o non crede in se stesso, in che modo
comunicherà ai clienti? E così quando il cliente gli dirà di no, egli
penserà “Lo vedi che avevo ragione? Non sono affatto un grande
venditore!”. Se al contrario fosse partito con maggiore fiducia,
con delle credenze potenzianti, avrebbe trasmesso sicurezza e
sicuramente avrebbe ottenuto risultati migliori. E se anche
qualcuno gli avesse detto di no, sarebbe andato avanti con
determinazione e appena ricevuto un sì, avrebbe pensato “Lo vedi
che avevo ragione? Sono un grande venditore!”. Alla fine
abbiamo sempre e comunque ragione. Sta solo a noi decidere che
direzione prendere, se entrare nel ciclo del successo in senso
potenziante o limitante.
E allora non vogliamo più sentirci insicuri e titubanti? Vogliamo
diventare determinati? Basterà andare alla ricerca, nella nostra
memoria, nel nostro jukebox mentale, di tutte le volte che ci siamo
sentiti sicuri di noi, delle situazioni in cui ci siamo comportati
come se nulla potesse fermarci. Prendiamo questi riferimenti
positivi e mettiamoli insieme: dobbiamo creare una solida base
per la nostra nuova convinzione.
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Il celebre formatore internazionale Anthony Robbins, nei suoi
testi motivazionali, utilizza la metafora del tavolo per descrivere
una convinzione. Immaginiamo un tavolo e le gambe che lo
sostengono. Il piano del tavolo è la convinzione, le gambe sono
quei riferimenti e quelle esperienze della nostra vita che la
confermano, su cui quindi poggia la convinzione. Noi ne
possiamo creare da zero una qualsiasi che ci sia utile ad affrontare
la vita con maggiore forza e coraggio, attaccando nuove gambe a
nuovi piani.
Vogliamo smettere di essere timidi? Disegniamo il tavolino della
timidezza, con tutti i suoi riferimenti. Chiediamoci se sono ancora
validi. Ad esempio il fatto che la mamma ci definiva timidi da
piccoli significa per forza che siamo timidi ancora oggi? E il fatto
che ci piaceva stare da soli significa per forza che siamo timidi?
Forse siamo solo un po’ riservati, o semplicemente stiamo bene
con noi stessi, laddove molte persone si sentono realizzate solo
quando sono in compagnia. Forse questo è un gran segno di
sicurezza, non di timidezza. E infine chiediamoci quanto ci è
costato finora vivere con questa etichetta sulla spalle. Quanto ci è
costato, e quanto ci costerà ancora vivere con l’identità di persone
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timide? Quante opportunità abbiamo perso a causa di questa
nostra credenza limitante? E allora decidiamo ora di sentirci degli
ottimi seduttori! Andiamo a cercare nella nostra mente, nel nostro
jukebox di ricordi, il disco giusto, proprio quel disco che contiene
tutti gli episodi in cui ci siamo sentiti affascinanti o in cui
qualcuno ci ha considerato tali. Prendiamo questi riferimenti e
utilizziamoli come gambe del nostro nuovo tavolino e
cominciamo subito a credere che effettivamente siamo persone
magnetiche.
Ora, prendiamo questa convinzione e visualizziamola nella nostra
mente, come un'immagine solida, nitida, luminosa e vicina a noi.
Con una cornice altrettanto solida, marmorea, irremovibile, salda.
Incidiamo su di essa la nostra convinzione: “io sono un ottimo
seduttore”. Ora, ogni volta che lo riteniamo opportuno, guardiamo
questa immagine, visualizziamola con l'occhio della mente: in
breve tempo, ci convinceremo a tal punto di essere quello che
abbiamo deciso, che ci comporteremo da persone affascinanti e
magnetiche in ogni occasione. E alla fine il nuovo modo di
comportarci, basato sulla nuova credenza di noi e di quello che
siamo, forgerà la nostra nuova identità. Identità che però stavolta
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ci siamo scelti e che rispetta pienamente i nostri valori, senza
dipendere da interferenze e commenti esterni.
1.5 - Livelli di cambiamento
Uno dei maggiori esponenti della Programmazione Neuro-
Linguistica, Robert Dilts, ha teorizzato che l’essere umano agisce
nella sua vita su cinque livelli, ognuno dei quali riguarda e
comprende un determinato ambito della nostra esistenza.
Immaginando che questi livelli si trovino su un bersaglio ideale,
cinque cerchi concentrici, possiamo partire dall’esterno fino ad
arrivare ai nuclei più profondi:
- Ambiente: l’anello più grande, ovvero quello più lontano dal
centro, rappresenta l’ambiente esterno, il luogo nel quale viviamo,
agiamo, pensiamo. Se dovessimo identificarlo con una frase,
potremmo dire che qui sono contenuti tutti gli aspetti della vita
che riguardano il “dove”.
- Comportamenti: all’anello seguente si trovano i nostri
comportamenti, ovvero quello che facciamo, il modo in cui
agiamo. Questo secondo livello risponde alla domanda “cosa?”.
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- Capacità: proseguendo verso il centro si trovano poi le
capacità, cioè tutto quello che sappiamo e possiamo fare; livello
che risponde a sua volta alla domanda “come?”.
Quelli considerati fino a qui sono i tre cerchi più esterni, quelle
che metaforicamente possiamo definire come le “foglie” di un
albero, in contrapposizione invece alle “radici”, la parte più
profonda che andiamo ora ad analizzare. Proprio come in un
bersaglio, che rappresenta ogni persona nella sua interezza, ci
sono un insieme di anelli concentrici; dall’esterno fino al centro,
dove si trova il nucleo:
- Valori/Convinzioni: ciò che per noi è importante e ciò in cui
crediamo, dunque la risposta alla domanda “perché?”; sono le
leve motivazionali che ci spingono ad agire e che influiscono
sulle nostre azioni e comportamenti.
- Identità: al centro di tutti i vari livelli è posizionata l’identità,
quello che siamo o crediamo di essere, la nostra essenza
spirituale, il nostro modo di vivere come essere umani; livello che
risponde alla domanda “chi?”.
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Ecco allora che per modificare davvero le proprie abitudini e le
proprie convinzioni è necessario partire dai livelli più profondi.
Perché tutte le volte che ci mettiamo a dieta non riusciamo nel
nostro intento? Partiamo sempre armati delle migliori intenzioni,
ci impegniamo al massimo, eppure dopo qualche tempo, che sia
solo qualche giorno o qualche settimana, ricadiamo nei vecchi
schemi comportamentali e ci lasciamo andare alla nostra golosità.
L’errore sta nel metodo. Non possiamo pretendere di cambiare
una nostra credenza agendo a livello dei comportamenti, dunque
al livello più esterno. E’ piuttosto difficile smettere di mangiare la
cioccolata, se non avremo prima modificato la nostra convinzione
che i dolci siano una delizia e che mangiarli migliori il nostro
stato d’animo.
I livelli esterni (ambiente, comportamento, capacità) non possono
modificare i livelli profondi (convinzioni/valori, identità);
possono avere al più solo una leggera influenza. Al contrario, se
agiamo su identità e credenze, se modifichiamo cioè le radici del
nostro albero, avremo un vero e proprio terremoto a livello delle
foglie. La teoria del caos si chiede: “può un battito d’ali di una
farfalla in Brasile creare un uragano in Texas?”. Potenzialmente
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sì. E allora se questo è possibile, dandoci l’etichetta di persone
golose e la convinzione che i dolci ci appaghino, non possiamo
certo pensare di dimagrire, semplicemente forzandoci a cambiare
comportamento. Se invece cominciamo a pensare a noi stessi
come ad individui che ci tengono alla salute e alla forma fisica, se
iniziamo a credere che troppa cioccolata sia deleteria per il nostro
benessere, allora i nostri comportamenti cambieranno
automaticamente, senza sforzi né fatica. Anzi diventerà un piacere
mangiarci una bella insalata, sapendo che contribuirà a soddisfare
i nostri valori, ciò in cui crediamo, e che farà sentire realizzata la
nostra identità di persone in forma.
Un altro esempio della vita di tutti giorni: sicuramente a ognuno
di noi è capitato almeno una volta di essere stato un po’ geloso
nei confronti del nostro partner. Magari ci dava fastidio che
sentisse ancora il suo ex, oppure che avesse un’amicizia troppo
stretta con qualcuno dell’altro sesso. Per risolvere la situazione
abbiamo cercato di imporre le nostre idee, limitando i
comportamenti del partner. Abbiamo ottenuto dei risultati?
Assolutamente no, anzi da quel giorno il nostro partner ha fatto
esattamente il contrario di quello che gli avevamo imposto.
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Proviamo invece ad agire sulla sua identità, con un discorso di
questo tipo: “Sai, quando ti ho conosciuto ho subito capito che sei
una persona completamente affidabile, davvero degna di fiducia.
Me lo hai dimostrato in tante occasioni. E so anche che, se tu lo
volessi davvero, potresti fare a meno di sentire così spesso quel
tuo vecchio corteggiatore. Tu sei una persona così orientata al
futuro, sai cosa vuoi e dove stai andando. Non rimanere troppo
legata al tuo passato, o potresti correre il rischio di rimanerci
imprigionata e bloccata, come con una catena che ti lega e ti
trascina in fondo al mare. Liberati del passato, insegui i tuoi sogni
e realizzali. Ora, con me, puoi sentirti protetta e al sicuro...”.
Possiamo stare certi che un discorso del genere, così ipnotico ed
evocativo, lascerà dei profondi segni nel nostro partner: in
qualche modo dovrà essere coerente con l’identità che gli
abbiamo dato e sarà suo interesse costruire un rapporto affidabile
e duraturo.
1.6 - Identità
L’identità è il nucleo più profondo di ognuno di noi, che
costituisce il carattere delle persone e ne determina l’unicità in
fatto di valori, modi di essere e di comportarsi. E’ l’identità a
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definire chi effettivamente siamo. Riuscire ad addentrarsi fino a
quel livello così intimo di qualcuno è in genere riservato in modo
esclusivo a poche persone, e comunque a persone con cui si
condivide un legame molto intimo e confidenziale. Se manca
questo rapporto stretto e privilegiato con una persona, è molto
difficile riuscire a conquistarla. Tuttavia la personalità di ognuno
di noi, oltre ad essere il nostro elemento di definizione, una sorta
di etichetta con su scritti gli ingredienti di cui siamo fatti, ha
anche un’altra accezione, non del tutto positiva. Rappresenta
infatti una limitazione, che noi stessi ci poniamo in seguito ad
eventi forti accaduti durante la nostra vita: affermare di essere in
un certo modo, corrisponde infatti a negare di essere in un altro
modo. Chiudersi in un’identità significa cioè sensibilizzare il
cervello verso una serie specifica di vicende e ricordi, proprio
quelli che confermano la nostra idea originaria. E continuare a
comportarsi in modo coerente e congruente con quella identità.
Proviamo a pensare ad ogni volta che facciamo un’affermazione
su noi stessi, su ciò che siamo o siamo in grado di fare, e
soprattutto su ciò che invece non siamo o non siamo capaci di
portare avanti. “Io non sono bravo a disegnare, sai non ho per
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niente creatività.” oppure “Io odio la matematica, con i numeri
non ci so proprio fare... non sarà mai il mio mestiere”. Quante
volte abbiamo ascoltato o detto simili parole?
Affermazioni come queste derivano proprio dalla percezione che
ognuno ha di se stesso, delle sue possibilità e capacità. Percezione
che dipende dal nostro vissuto, dalle nostre esperienze di vita,
dalle cose e persone che hanno arricchito e arricchiscono la nostra
esistenza: in pratica, dai riferimenti che abbiamo archiviato nel
nostro jukebox mentale.
E’ proprio il caso di una studentessa molto in gamba, con ottimi
risultati in tutte le materie, tranne in quelle che avevano a che fare
con i numeri. Matematica, trigonometria, geometria le causavano
notevoli difficoltà ed i voti peggiori della sua pagella. Detestava
profondamente quelle materie, anzi, a sentirla parlare, si definiva
“geneticamente incapace” a gestire argomenti di tipo scientifico
matematico. Diceva che fin dalle scuole medie era stato così e che
così avrebbe continuato ad essere, perché lei non era portata per la
matematica. Eppure quella stessa ragazza ha poi affrontato gli
esami di maturità portando come seconda materia proprio
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matematica. Non solo, ha scelto anche di proseguire gli studi
universitari, iscrivendosi proprio ad una facoltà scientifica. Ed
oggi il suo lavoro la porta ogni giorno a confrontarsi con formule
e numeri da gestire.
Viene spontaneo chiedersi in che modo questo sia potuto
succedere, vista la sua dichiarata inabilità con tutto l’ambito
scientifico. Cosa è cambiato? Semplice, si è ribaltata la sua
credenza sulle sue capacità in merito ai numeri. Una convinzione
dovuta ad un atteggiamento di critica e disapprovazione che la
professoressa di matematica delle scuole medie le aveva sempre
riservato. Sentendosi ripetere ogni giorno e ad ogni compito in
classe che lei non era portata, che non aveva la mentalità adatta,
quella ragazza non solo aveva finito con il crederci, ma alla fine
ha anche incluso questa idea nella sua identità, legando se stessa a
quella concezione di “ragazza che non è brava con i numeri”. E’
come se il suo cervello l’avesse boicottata ogni volta che doveva
avere a che fare con formule ed equazioni: per rispettare il
principio di coerenza, infatti, uno dei principi più forti nella vita
di ogni essere umano, si impediva di accedere alle risorse
adeguate alla risoluzione di problemi e calcoli. Così lei aveva
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ogni volta una nuova conferma della sua inadeguatezza e non
faceva che rafforzare la sua identità di persona non capace.
Durante l’ultimo anno delle scuole superiori però, una nuova
insegnante le fece scoprire quanto questa sua idea fosse sbagliata.
E lo fece semplicemente incoraggiandola e complimentandosi con
lei per i risultati che invece era in grado di ottenere.
La ragazza si rese conto di quanto, nella definizione di sé, fosse
stata influenzata dai commenti negativi degli altri in merito alle
sue capacità. E di quanto il suo stato d’animo negativo nei
confronti di quelle capacità le avesse impedito di uscire da quel
circolo vizioso: “non sono portata, quindi non rendo bene nello
studio di queste materie, quindi non sono capace, quindi la
matematica non fa per me”. Era come se avesse indossato dei
paraocchi che le impedivano di vedere al di là di un certo campo
visivo. Come se il pulsante del jukebox per accedere alle sue
risorse più preziose le fosse stato nascosto dall’etichetta che le
aveva dato la prima insegnante.
Questo esempio è la migliore dimostrazione del fatto che
delimitarsi all’interno di una identità è anche una forte
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limitazione: ci impedisce di accedere a tutte le nostre potenzialità
e, di conseguenza, di riuscire al meglio in tutto quello che
decidiamo di affrontare. E’ come se il nostro vissuto precedente
determinasse le linee lungo cui si svilupperà la nostra vita futura.
E’ come se andassimo avanti continuando però a guardarci dietro,
senza uscire dai binari del passato.
Ecco perché è molto importante allenarsi ogni giorno alla
flessibilità, alla elasticità mentale e di comportamento. Dobbiamo
guardarci da questo atteggiamento limitante e svincolarci dai
nostri limiti abituali, rompendo ogni schema che ci vuole in un
certo modo e ci dice che qualcosa non fa per noi. A volte infatti
cerchiamo proprio di autosabotarci: se ad esempio a livello non
consapevole non vogliamo raggiungere un obiettivo, troveremo
mille ostacoli alla realizzazione del nostro obiettivo. Quante
persone vogliono diventare ricche, ma non ci riescono o non si
danno da fare con impegno? Sono proprio coloro che in realtà, a
livello inconscio, pensano che essere ricchi sia una qualità propria
delle persone disoneste, o che ritengono che l’invidia che
scaturisce dal denaro possa far perdere le proprie amicizie. Con
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delle credenze del genere, il nostro inconscio farà di tutto per
sabotare i nostri obiettivi di ricchezza.
Il punto da cui dobbiamo partire è dunque la convinzione che tutti
gli esseri umani sono uguali in partenza, e che la diversità
subentra solo nel fatto che ognuno sceglie di sviluppare alcune
abilità piuttosto che altre. In fondo, se alcune persone hanno
scalato la vetta dell’Everest o sono diventate assi del volante,
anche noi abbiamo la possibilità di fare altrettanto.
Lo stesso naturalmente vale, come avremo modo di ripetere più
volte lungo queste pagine, per la capacità di essere un ottimo
seduttore. Possiamo esserlo, fosse solo per il fatto che già qualcun
altro lo è stato. Perché questo si realizzi, la cosa principale è
innanzitutto imparare ad acquisire la capacità di credere che ciò
sia possibile e di immaginarci come un bravo seduttore. Non
serve altro che costruire in modo congruente una nostra
rappresentazione interna, utilizzando le risorse che più ci
piacciono, e cominciare a vivere subito come la persona che
vogliamo essere. Proviamo a pensare poi quanto può tornare a
vantaggio della riuscita delle nostre strategie seduttive, il
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conoscere la definizione di identità e soprattutto le sue
implicazioni nella vita di ognuno.
Impegniamoci a far capire al nostro potenziale partner quanto sia
limitato e limitante il suo definirsi in un certo modo piuttosto che
in un altro. Spieghiamogli quanto, in questo modo, egli non faccia
altro che precludersi la possibilità di diventare qualunque cosa
egli voglia provare ad essere. Di più, rendiamoci protagonisti
attivi della rottura di uno qualunque dei suoi presunti limiti
abituali. Associando a noi, alla nostra presenza incoraggiante, al
nostro essergli vicino la sua crescita e l’abbattimento delle sue
limitazioni emotive, che tipo di legame creeremo con lui? Stiamo
pur certi che in poco tempo la sua dipendenza emotiva nei nostri
confronti sarà davvero forte. E non potrà più fare a meno di noi
perché la sua nuova rappresentazione interiore di sé sarà
comunque legata a qualcosa che ha appreso grazie a noi.
1.7 - Stati d’animo
In questi termini, lo stato d’animo altro non è che il risultato delle
nostre esperienze, dei nostri riferimenti e delle nostre credenze su
noi stessi e sugli altri in un dato istante. E’ come se nello stesso
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momento, nel nostro jukebox mentale, suonassero decine di
canzoni insieme, un mix di tanti fattori che possiamo imparare a
controllare in maniera facile e veloce. Le canzoni più forti e
influenti sono le nostre rappresentazioni interne, il nostro dialogo
interiore e la nostra fisiologia, cioè il modo in cui gestiamo i
movimenti e gli atteggiamenti corporei. A sua volta lo stato
d’animo ha una fortissima influenza su quali decisioni prendiamo,
o scegliamo di non prendere, e di conseguenza sul modo in cui ci
comportiamo, in ogni attimo della nostra vita.
In che modo tutto questo è utile ai fini di un esito positivo delle
nostre strategie di seduzione? E’ presto detto: quando una persona
ci interessa, e di conseguenza vogliamo attrarla, dobbiamo
convincerla che noi siamo proprio la persona più giusta per lei,
facendo così modificare l’atteggiamento ed il comportamento che
ha nei nostri confronti. E per farlo basta appunto andare ad agire
sul suo stato d’animo e sui fattori che lo influenzano.
Riconsideriamo il concetto di rappresentazioni interne: non sono
altro che i nostri pensieri, il modo in cui all’interno della nostra
mente ci raffiguriamo il mondo. Nella nostra immaginazione
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infatti ognuno di noi riproduce ricordi, emozioni ed idee per dar
loro senso e riviverle. Alcuni vedono immagini fisse, luminose,
colorate e nitide come se fossero un quadro situato a poca
distanza dai loro occhi. Altri se le raffigurano come in un film,
dunque visualizzano una sequenza di immagini in movimento, più
sfumate e sfocate.
Ma può darsi anche il caso della predominanza di modalità
acustiche di riproduzione interna degli eventi: cioè si sente un
suono, oppure una voce che ci parla con un certo tono. Una terza
possibilità invece assegna la preferenza alle emozioni interiori; è
questo il caso di chi, nel ricostruire mentalmente un certo evento
o ricordo, percepisce un certo tipo di sensazioni interiori: un
bruciore allo stomaco o un forte batticuore. Tutte queste
sottomodalità di rappresentazione personale della realtà sono una
vera miniera: variandole possiamo di volta in volta modificare la
percezione interiore di ogni cosa, di conseguenza possiamo
cambiare sentimenti, emozioni ed atteggiamenti del protagonista
di quelle percezioni.
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Può essere utile ricorrere ad un esempio chiarificatore: prendiamo
dal nostro jukebox un ricordo che è per noi piuttosto sgradevole.
Visualizziamolo su uno schermo mentale immaginario. A questo
punto iniziamo ad utilizzare le diverse sottomodalità, così da
rappresentare la scena con differenti chiavi interpretative. Ecco
che possiamo aumentarne o diminuirne la luminosità, avvicinarci
ed allontanarci da essa, come se utilizzassimo lo zoom della
telecamera. Inoltre proviamo a sfruttare le potenzialità acustiche:
modifichiamo i suoni, le voci, rendiamole più brillanti o più
fioche e indistinte. Se allontaniamo il nostro sguardo e oscuriamo
la scena, rendendola buia e nebulosa, le emozioni negative
associate ad essa diminuiranno. Viceversa consideriamo un
ricordo positivo e riviviamolo guardando la scena con i nostri
occhi; proviamo a renderlo luminosissimo, con tutte le immagini
bene a fuoco: l’effetto sarà sicuramente quello di amplificare tutte
le emozioni positive e di migliorare istantaneamente il nostro
umore.
Applicando lo stesso meccanismo è possibile cambiare il nostro
dialogo interiore. Sarà sicuramente capitato a tutti, almeno in
un’occasione, di udire una vocina dentro di noi che ci sussurra:
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“No, non puoi farcela. Tu sei fatto così, non puoi farci nulla,
lascia perdere”. Una vocina che ci fa subito perdere la grinta e
spesso abbandonare il conseguimento dei nostri obiettivi. Bene,
grazie agli stratagemmi di cui abbiamo parlato, possiamo
utilizzare il dialogo interno a nostro vantaggio, per trovare nuova
motivazione e conquistare sensazioni di sicurezza e forza
interiore, in qualunque momento avessimo bisogno di cambiare.
Ecco un’ottima abitudine da prendere e da ripetere ogni giorno:
ritagliamoci cinque minuti per parlare con noi stessi. Utilizziamo
questo colloquio interiore per motivarci, ripetendoci frasi come:
“Non esistono limiti”, “Posso riuscire”, “Come mi comporterei se
fossi sicuro di avere successo in quello che sto facendo?”
Le prime volte dovremo faticare un po’ per staccare la spina dagli
altri pensieri e dalle preoccupazioni, ma in poco tempo ci
abitueremo a pensare a noi stessi come a delle persone vincenti.
Così ogni volta che il nostro dialogo interiore tenterà di sabotarci,
basterà solo immaginare di avere il controllo di una vera e propria
manopola dell’audio e semplicemente girarla, abbassando l’audio
fino a non sentire più quella voce demotivante. Oppure se ci parla
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con un tono spento e monotono, non dobbiamo far altro che
renderla squillante e limpida, o addirittura sensuale: non potremo
sentirci ancora depressi, se a parlarci è una voce calda e suadente.
Dal saper utilizzare le strategie di rappresentazione della realtà
che gestiamo in modo inconscio, all’applicarle alla sfera della
seduzione, il passo è decisamente breve. Prendiamo ad esempio la
strategia di accesso allo stato d’animo dell’attrazione. Cos’è che
fa scattare in noi l’attrazione per una persona? Quando qualcuno
ci affascina? Ci basta vederla? Oppure è la sua voce ad
emozionarci? Oppure è la sensazione che proviamo quando siamo
con lei a farci capire che ne siamo attratti? Di sicuro, qualunque
sia il nostro caso, è certo che chiunque voglia sedurci non dovrà
fare altro che utilizzare quella situazione per farci cadere nella sua
rete. E, soprattutto, vale anche il contrario: se conosciamo la
strategia del potenziale partner, la seduzione andrà sicuramente a
segno.
Da un punto di vista tecnico, accedere ad uno stato d’animo
attraverso il linguaggio dipende dal fatto che il nostro cervello,
per comprendere una qualunque struttura linguistica, frase o
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espressione, deve necessariamente rivivere a livello inconscio
l’emozione relativa al significato delle parole. Tornando alla
metafora del jukebox mentale, possiamo affermare che qualsiasi
parola equivale ad un pulsante per richiamare una determinata
canzone, e quindi un determinato stato d’animo.
Prendiamo per esempio la parola “amore”: chissà quante
emozioni diverse suscita in ognuno di noi. Con quanta facilità
accediamo alle nostre canzoni preferite, ai nostri ricordi amorosi e
alle nostre emozioni? Questo accade proprio perché durante ogni
conversazione, con l’instaurarsi di un rapporto comunicativo tra
esseri umani, riempiamo ciò che ascoltiamo di quei contenuti che
per noi sono in un certo modo significativi, per dargli un senso.
Ecco perciò che le parole diventano delle vere e proprie etichette,
ciascuna associata ad una singola esperienza e a precisi stati
d’animo.
Ne deriva che ogni momento della comunicazione è un continuo
susseguirsi di interpretazione di significati, per mezzo del quale
ognuno accede in maniera inconscia a tutte le sue esperienze e
alla sua storia personale.
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In generale accediamo in modalità cosciente soltanto ad una
minima percentuale dei nostri contenuti e ricordi. La restante
parte si riferisce alla nostra mente inconscia, perciò non ne siamo
direttamente consapevoli. Sigmund Freud, padre della
psicoanalisi, lo spiega attraverso un paragone con gli iceberg: se
ne vede soltanto una piccola porzione, mentre la maggior parte
della montagna di ghiaccio rimane nascosta agli occhi
dell’osservatore. Invisibile sott’acqua, ma comunque presente e
determinante.
Riassumendo quindi, dietro ad ogni nostra decisione, dietro ogni
nostra interpretazione della realtà, si celano decine e decine di
ragionamenti inconsci, che vengono attuati ed hanno un senso
sulla base delle nostre esperienze passate e dei nostri valori di
riferimento. Ecco spiegato ben presto il motivo per cui esistono
così tanti punti di vista diversi, tanto che spesso non riusciamo a
capirci nemmeno tra amici o tra fratelli: ogni singola parola ha,
per ciascuno, un significato diverso e singolare, legato alla
personale mappa del mondo, alle credenze e ideali di riferimento.
Ognuno ha il suo personale jukebox fatto di esperienze e di vita
vissuta.
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1.8 - Rompere gli schemi
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli stati d’animo
non vanno legati ad una connotazione superficiale; sono come le
foglie di un albero: una parte esteriormente visibile, che tuttavia
ha origine da radici che affondano nelle profondità del terreno.
Allo stesso modo gli stati d’animo sono elementi del nostro modo
di essere che nascono dagli strati più intimi della nostra
personalità: hanno a che fare con l’identità di una persona, con i
suoi valori.
Tutto dipende da ciò in cui ognuno di noi crede, a quali principi
ed ideali si affida giorno per giorno. Da questo deriva soprattutto
l’interpretazione che ciascuno di noi si dà di se stesso, ovvero il
tipo di persona che ognuno ritiene di essere. Ed è proprio questo
che dobbiamo scoprire, se vogliamo che le nostre strategie
seduttive abbiano una buona riuscita.
La prima regola dell’attrazione è infatti che “il simile si attrae col
simile”. Accanto a questa necessità di circondarsi di persone
quanto più vicine al nostro modo di essere e di vivere, tutti
ricerchiamo la soddisfazione di esigenze emotive, quali
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comprensione, accettazione, sostegno. Detto in altri termini, tutti
noi siamo alla ricerca di rapporti di tipo empatico: vogliamo
stringere relazioni significative con il prossimo, abbiamo bisogno
di costruire rapporti intensi, basati sull’armonia di carattere e
spirito, quel tipo di sintonia particolare che in genere si commenta
con frasi del tipo “abbiamo la stessa lunghezza d’onda”, oppure
“parliamo lo stesso linguaggio”, che la maggior parte di noi ha di
sicuro avuto già la fortuna di sperimentare.
C’è solo un modo per capire come sono le persone con cui
entriamo in relazione: comunicare con loro. La comunicazione è
l’unica possibilità per togliere la maschera a tutti quelli che
abbiamo di fronte, per vederne il vero volto e capire chi sono. La
comunicazione è il segreto per costruire un rapporto armonico e
complice con gli altri, per riuscire a vedere il mondo dallo stesso
punto di vista, o quantomeno a comprendere e rispettare punti di
vista diversi dal nostro. Una volta delineata la soggettività della
persona che abbiamo di fronte, esiste una particolare strategia alla
cui attuazione possiamo ricorrere per costruire con lei un rapporto
profondo, un legame forte: aiutarla a crescere spiritualmente.
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Se riusciamo a legare la nostra persona al miglioramento delle
condizioni emotive degli altri, standogli accanto e sostenendoli
lungo il percorso della loro crescita spirituale, avremo creato un
legame molto forte che ci unirà in un modo assolutamente unico,
tanto da renderci una presenza difficilmente sostituibile, quasi
irrinunciabile nella loro vita.
Ci sarà capitato spesso che uno dei nostri amici o magari proprio
una persona che ci interessava conquistare, si sentisse
particolarmente giù di morale. E magari motivasse il suo rifiuto
ad un nostro invito, dicendo “Scusa, ma oggi non è proprio
giornata per uscire, sai sono davvero triste...”. In una situazione
come questa, proviamo a dirle che la depressione in fondo, come
qualsiasi altro stato d’animo, è un’emozione che noi abbiamo
creato e che quindi noi possiamo combattere e sconfiggere. In che
modo? Semplicemente utilizzando il jukebox mentale di cui
abbiamo parlato prima. Proviamo quindi ad aiutarla ad accedere
ad un nuovo stato d’animo, una nuova canzone del suo jukebox
mentale: modificando il modo in cui parla, il cosiddetto dialogo
interiore, e il suo atteggiamento fisiologico.
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La persona depressa avrà sicuramente gli occhi bassi e spenti, le
spalle curve e la testa china. Parlerà con tono mesto, si ripeterà
continuamente quanto sia depressa e triste e che brutta giornata
stia vivendo. Proviamo a scuoterla per le spalle, con una dolce
fermezza, alzandole il viso e facendole volgere lo sguardo
all’insù. Diciamole con tono tranquillo: “Ascoltami, fai un paio di
bei respiri profondi e guardati intorno a testa alta. Dì dentro di te
che oggi è una giornata splendida, che non vedi l’ora di viverla.
Dì che ti senti fiducioso e sereno, che sai di potercela fare,
qualunque cosa accadrà e che perciò ti senti alla grande. Sai
quando ti senti davvero bene, profondamente in pace con te
stesso? Ora, non ti sembra che vada già meglio? Allora perché
non ci andiamo a prendere un bel gelato?”. Non solo in un modo
quasi istantaneo sarà cambiato il suo stato d’animo, e dunque
l’avremo fatta uscire dalla sua tristezza, ma avremo anche legato
questo suo rasserenamento al nostro aiuto e alla nostra presenza al
suo fianco.
C’è una scena di un film comico di qualche anno fa che spiega
molto bene il concetto di congruenza emotiva di cui stiamo
parlando: “L’aereo più pazzo del mondo”. Il film è ambientato
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all’interno di un aereo di linea, il cui volo è un susseguirsi di
disavventure e incidenti al limite del paradossale, in un
susseguirsi di gag comiche e demenziali. Una delle passeggere in
particolare non regge allo stress e cade preda di una crisi di
panico: la donna trema, urla e piange disperata. Una delle hostess
le si avvicina quindi con l’intento di calmarla. I suoi iniziali modi
gentili si trasformano all’improvviso: afferra la donna per le
spalle, la scuote con veemenza e le urla con tono aggressivo: “Si
calmi signora, si calmi!”. Inutile dire che la donna continua a
strillare e tremare dal terrore. Uno dei passeggeri arriva quindi in
aiuto dell’hostess: “Signorina, lasci provare me”. Ha l’aria mite,
un tono molto dolce e comprensivo. Anche lui però afferra la
signora isterica, le urla di calmarsi e addirittura le molla un
sonoro ceffone. La crisi di panico della signora prosegue.
E’ così che si forma una lunga fila di passeggeri che vogliono a
loro volta tentare di “calmare” la signora, susseguendosi uno dopo
l’altro con metodi quanto mai brutali. L’estrema comicità della
scena gioca appunto sulla incongruenza tra il messaggio che i
passeggeri vogliono trasmettere alla poveretta spaventata e i
mezzi che utilizzano per farlo.
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Trasmettere un messaggio congruente significa quindi essere
calmi se vogliamo indurre calma, essere interessati se vogliamo
indurre interesse e così via. Perché in questo modo possiamo
accedere direttamente al jukebox del potenziale partner, lavorando
a stretto contatto con la sua identità. Proprio per questo la
congruenza è un mezzo estremamente efficace per creare sintonia
con la persona che ci interessa.
1.9 - Parole magiche
Se riusciamo anche ad utilizzare il linguaggio in modo mirato,
allora possiamo aumentare considerevolmente la nostra capacità
seduttiva. Utilizzare un certo vocabolario significa accedere alle
rappresentazioni interiori che una persona lega a determinati
termini. Ciascuna parola, all’interno del jukebox mentale del
nostro interlocutore, ha infatti uno specifico retroscena. Così
facendo quindi potremo ricercare il suo disco preferito, accedere
ai suoi stati d’animo più profondamente emotivi. Durante le
nostre conversazioni cerchiamo perciò di ripetere spesso termini
positivi, legati ad emozioni forti, come amore o serenità o fiducia.
Per comprenderli il cervello della persona che ci ascolta dovrà per
forza avere accesso, a livello inconscio, alle sensazioni positive, a
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ricordi ed esperienze di vita che per lei, solo per lei, significano
amore, serenità, fiducia.
Padroneggiare questo meccanismo della nostra mente è molto
importante, perciò è opportuno ripeterlo ancora una volta: ogni
parola che utilizziamo, va ad agire sulla rappresentazione interiore
di sé e del mondo che ogni persona gestisce a livello inconscio. A
differenti rappresentazioni corrispondono diversi stati d’animo, e
cambiare rappresentazione significa cambiare stato d’animo. Se
siamo tristi e depressi ci verranno in mente solo ricordi negativi, e
vivremo emozioni altrettanto negative. Ma pensando ad un
ricordo piacevole o ad una emozione positiva, il nostro umore
migliorerà in maniera sensibile. Utilizzando un certo tipo di
parole piuttosto che altre, perciò, saremo in grado di far accedere
la mente inconscia dell’altra persona a ricordi positivi, che ne
cambieranno lo stato mentale. Esiste poi un ulteriore legame che
rappresenta l’anello di congiunzione tra l’interiorità e l’esteriorità
delle persone: ogni nostro stato d’animo si concretizza nelle
decisioni che prendiamo o preferiamo non prendere e nei
comportamenti che attuiamo o rimandiamo.
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Facciamo un esempio: abbiamo proposto alla persona che ci
interessa e che vogliamo conquistare, di uscire la sera per andare
al cinema. Lei ci risponde: “Ti ringrazio, ma oggi ho litigato con
mia madre e sono di umore nero. Non ne ho davvero voglia,
magari un’altra volta...”. Non dobbiamo abbatterci, bensì tentare
di modificare il suo stato d’animo. Probabilmente avrà la testa
piena di ricordi negativi, che le suscitano emozioni altrettanto
negative come rabbia e tristezza; emozioni che effettivamente non
depongono a favore di una serata spensierata al cinema.
Dobbiamo quindi parlarle utilizzando termini e parole che le
facciano rievocare emozioni e ricordi di tipo più allegro e solare.
In questo modo la sua rappresentazione interiore e di conseguenza
il suo stato d’animo miglioreranno, e probabilmente ci risponderà:
“Grazie, mi hai fatto tornare il buonumore. Sai che ti dico? Un
cinema ci sta proprio bene stasera!”.
Certo, non sempre gli stati d’animo hanno un nome ben preciso,
come attrazione, estasi, entusiasmo. Alcuni possono rimanere più
vaghi e indefiniti, come quando diciamo di non sentirci molto
bene. Altri ancora, a ben guardarli, non sono veri e propri stati
d’animo, ma solo degli elementi strumentali che ci servono per
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raggiungere i nostri valori più profondi. Ecco perché possiamo
affermare con tranquillità, e soprattutto senza retorica, che soldi,
bellezza, posizione sociale non contano poi così tanto nella vita.
Perché sono solo degli strumenti cui si ricorre per raggiungere dei
valori importanti.
Ora invece sappiamo che ognuno di noi ha a disposizione
strumenti più efficaci, sempre disponibili e facili da usare, e
soprattutto accessibili, con cui poter soddisfare quegli stessi
valori. Diventare consapevoli del fatto che possiamo gestire in
maniera facile e immediata i nostri stati d’animo e quelli degli
altri, significa possedere una capacità infinitamente potente: avere
la chiave per aprire qualsiasi porta e trascorrere una vita serena e
soddisfacente.
Trovarsi in uno stato d’animo produttivo è essenziale nella vita:
significa sentirsi bene in ogni momento, raggiungere la serenità
emotiva, riuscire a prendere buone decisioni. Significa anche
saper valutare con obiettività e ottimismo tutti i problemi che ci si
dovessero presentare: può davvero fare la differenza. Uno stesso
problema ci sembrerà irrisolvibile e insormontabile, se lo
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guarderemo con l’animo appesantito dalla preoccupazione e
dall’ansia. Vedremo tutto nero e ci sentiremo senza una via
d’uscita. Se invece manteniamo uno sguardo sereno e ottimista,
sarà più probabile individuare soluzioni e comunque non lasciarsi
soverchiare dal malumore.
Ciò su cui dobbiamo veramente concentrarci è la nostra capacità
di creare un mondo fantastico in cui vivere. Non permettiamo che
la persona che desideriamo passi la sua vita a lamentarsi o a stare
male. Quando sta con noi, deve capire che il mondo è un posto
bellissimo in cui vivere e può essere felice anche lei.
Mostriamogli per primi la nostra sicurezza, la nostra gioia di
vivere e la conquisteremo in un attimo. Se con noi sta davvero
così bene, se davvero riusciamo a creare in lei una luce di
speranza, allora sarà la prima a capire quanto vale la positività che
sprigioniamo. Ricordiamoci infatti che lo stato d’animo è
contagioso.
Essere positivi, emanare energia significa il più delle volte
coinvolgere nella nostra allegria le persone che ci sono vicine.
Quindi la prima mossa per suscitare l’interesse del potenziale
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partner verso di noi, è proprio quella di mostrarsi sempre solari e
positivi con lui, mettendosi in uno stato di sincero interesse nei
suoi confronti: dimostriamo curiosità e voglia di conoscere lui e le
sue doti, per scoprire se possiede delle caratteristiche che lo
rendano realmente speciale e in grado di offrirci davvero qualcosa
di valore.
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Giacomo Bruno
I SEGRETI DELLA SEDUZIONE

lunedì 8 dicembre 2008

Autostima

1. Credere in se stessi! Nessuno al di fuori di te può cambiare quello che provi dentro, sono le tue decisioni e non le condizioni della vita, a determinare il tuo destino..
2. Linguaggio e stato d'animo! Il tuo modo di parlare e di riferirti a te stesso, tende a costruire un'immagine di te rispondente al linguaggio utilizzato...
3. Fisiologia e stato d'animo! E' risaputo che lo stato mentale modifica e influisce sull'aspetto fisico. Per fortuna vale anche il contrario...
4. Autostima e identità Tu hai una ben precisa identità che è stata costruita con il passare degli anni dall'ambiente in cui hai vissuto, dalle persone che hai frequentato, dagli stimoli e dalle esperienze che hai affrontato. Ma questa identità è davvero valida?
5. Motivazione e Pnl L'uomo tende a compiere le sue decisioni in base a due principi fondamentali: raggiungere il piacere e allontanarsi dal dolore. Per cambiare se stessi e darsi le giuste motivazioni al cambiamento...
6. Ancore: sicurezza a portata di mano! Certamente ti sarà capitato di ascoltare una determinata canzone e automaticamente pensare alla persona che ami, rievocandone tutte le emozioni associate...
7. Un amico sempre con te! Fai del tuo IO dissociato, un amico che ti sia sempre vicino nei momenti di difficoltà, che sia sempre a tua disposizione per un consiglio...
8. Autostima nei rapporti d'amore! Anche se adesso è finita, il ricordo delle belle esperienze vissute insieme, non potrà mai cancellarsi. La fine di una storia è l'inizio di nuove opportunità...
9. Accettare le critiche! L'autostima nasce proprio dalla capacità di essere flessibili, di accettare gli altri con le loro opinioni e il loro modo di vedere il mondo...
10. Momenti di difficoltà: affrontarli subito! Ogni esperienza della vita contribuisce alla tua crescita interiore e a creare riferimenti utili per il tuo futuro...
11. Sofferenze passate: eliminarle! Un ricordo fa parte del passato: il dolore subìto ormai è stato provato ed è già finito, la sofferenza non modifica il ricordo e non ci mette in condizione di affrontare con serenità gli avvenimenti...
12. I fallimenti non esistono! Il dolore nasce dalla differenza tra quello che si è e quello che si vuole essere. Ora è arrivato il momento di dire basta...
13. Fobie: tecnica del cinema! Se abbiamo una paura che vogliamo neutralizzare, possiamo adottare una tecnica molto potente...
14. Fobie: curarle per sempre! Le fobie sono il massimo esempio di come il cervello impara in fretta! Utilizziamo questo potere per modificare le percezioni negative...
15. La solitudine: come sconfiggerla! La solitudine è un male molto diffuso, e proprio questo rappresenta la soluzione stessa al problema...
16. Affrontare la morte con serenità! Epicuro diceva "Non ho paura della morte. Quando c'è la morte non ci sono io, quando ci sono io non c'è la morte"...
17. Tecniche ipnotiche per il dolore fisico! La maggior parte delle sofferenze fisiche hanno origine psicosomatica e possono essere eliminati con alcune semplici tecniche... 18. AUTOIPNOSI e Rilassamento! Questa tecnica unisce diversi riferimenti di ipnosi e autoipnosi e ci consente di avere un luogo sicuro in cui rilassarci ogni volta che vogliamo nel giro di pochi minuti...
19. Creare un Obiettivo nel futuro! Pianificare i propri obiettivi e le proprie mete è essenziale, sia per non lasciarsi trasportare dalla vita passivamente, sia per creare un'autostima basata su riferimenti positivi chiari e determinati... 2
0. Eliminare una Sofferenza dal passato! Se abbiamo dei riferimenti negativi nel passato, emozioni che vogliamo neutralizzare, possiamo adottare una tecnica molto potente...
21. Convinzioni La nostra vita si base sulle nostre convinzioni, su quello in cui crediamo. E se le nostre convinzioni fossero limitanti? 22. Essere Genitori: crescere i figli con autostima! Crescere un figlio è forse il lavoro meno facile che esista oggi, ma al tempo stesso è il più gratificante di tutti...

Essere Genitori: crescere i figli con autostima!

Crescere un figlio è forse il lavoro meno facile che esista oggi, ma al tempo stesso è il più gratificante di tutti!Esistono alcune semplici strategie per crescere un figlio che creda in se stesso e abbia una buona dose di autostima:
1) come genitori, non dobbiamo proteggere nostro figlio dalle difficoltà, ma dobbiamo aiutarlo a superarle con successo. Così può imparare a contare su di sè e ad affrontare ogni situazione.
2) non dobbiamo mai rimproverare nostro figlio come persona, ma solo eventuali comportamenti sbagliati. Mai dire: "sei uno sciocco!", ma piuttosto "hai avuto un comportamento sciocco", sottolineando il fatto che lui come persona vale sempre tantissimo e che la nostra stima per lui non è cambiata.
3) accettiamo nostro figlio per la sua personalità, per i suoi errori, per i suoi sentimenti. Accettiamo le critiche per scoprire le sue esigenze.
4) di fronte alle sue resistenze o ai suoi pianti, non arrabbiamoci e non insistiamo. Come noi, anche i bambini hanno bisogno di qualche minuti per calmarsi e vedere la situazione da un nuovo punto di vista. Cerchiamo di ricalcare il suo stato d'animo, comprendere le sue emozioni. E solo dopo che si sentirà compreso, potremo guidarlo verso uno stato d'animo positivo e più produttivo.
5) non dobbiamo mai punire nostro figlio, i metodi basati sulla punizione sono passati di moda e non ottengono grandi risultati, se non quello di creare un cattivo rapporto con i genitori.
6) Invece di dire cosa non deve fare, indichiamogli la via di quello che è giusto. Ad esempio "fai attenzione quando attraversi la strada" è meglio di "non farti investire quando attraversi". Perchè con la seconda frase concentreremo la sua attenzione proprio sul farsi investire (ricordiamoci infatti che il cervello non è in grado di elaborare il "non", quindi esprimiamoci sempre in termini positivi).
7) I bambini imparano con l'esempio. Puniamoli con la violenza e cresceranno violenti. Dimostriamoci rispettosi e amorevoli con loro e cresceranno con rispetto e amore. Quindi non dobbiamo punirli quando sbagliano, ma ricompensarli quando agiscono bene.
8) è importante permettere a nostro figlio di scoprire i suoi desideri. Il modo più corretto non è chiedergli cosa gli piace, perchè forse non saprebbe neanche rispondere, ma proporgli delle alternative e ascoltare e accettare le sue risposte, e eventuali resistenze. Sono proprio le resistenze infatti, a permettergli di conoscere se stesso.
9) un figlio sin dalla nascita cresce con la naturale volontà di compiacere i genitori: quindi limitiamo gli ordini, in favore di cordiali richieste, tanta comprensione e ricompense per i comportamenti giusti. Solo se ciò non bastasse, si può ricorrere ad un ordine, purchè sia fatto con rispetto, senza urlare, con impassibilità e senza giustificare le nostre ragioni. Noi dobbiamo essere per lui una guida forte e motivante.

domenica 7 dicembre 2008

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