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sabato 10 gennaio 2009

L'amicizia secondo la massoneria

Da ilprimogallo@alice.it Catania


A.’.G.’.D.’.G.’.A.’.D.’.U.’.

MASSONERIA UNIVERSALE
SERENISSIMA GRAN LOGGIA NAZIONALE ITALIANA
DI RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO
PIAZZA DEL GESU’
SOTTO GLI AUSPICI DEL SUPREMO CONSIGLIO
TAVOLA ARCHITETTONICA SULL’L’AMICIZIA
REDATTA IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELLA
R.’.L.’. “ARCANGELO MIKHAEL” N. 338
ORIENTE IBLEO VALLE DELL’IRMINIO
ANNO MASSONICO 2006 E.V. 6006 V.L.
TAVOLA REDATTA DAL F..’. Romano STELLA 3.’.
INDICE
1. PREMESSA 3
2. L’AMICIZIA NEL MONDO CLASSICO 4
3. L’AMICIZIA NEL MONDO CONTEMPORANEO 7
4. RIFLESSIONI SULL’AMICIZIA SECONDO LA CONCEZIONE MASSONICA 9
"Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lógos". (Eraclito, fr. 45 Diels-Kranz).
1. PREMESSA
La presente tavola architettonica sull’Amicizia si propone di voler essere motivo di spunto e riflessione solo su alcune delle tante domande sulle quali spesso ci si sofferma, nella convinzione che l’amicizia è la più alta e pura manifestazione di affetto e il mezzo più efficace per raggiungere la completezza nella vita.
Il fascino del tema nasce dal carattere dinamico dell’amicizia, che frequentemente muove da un elemento che raggiunge i sensi, per poi accrescere tra gli esseri umani un rapporto fondato su programmi comuni, da affinità di pensiero, dalla capacità di esprimere mutuamente ciò che si è e ciò in cui si crede.
Tra chi può nascere l’amicizia? Quali diversi tipi di amicizia sono possibili? Fino a dove arriva la fedeltà nell’amicizia?
Certamente risulterà interessante da parte di ognuno rispondere a questi semplici quesiti; ovviamente tali quesiti appaiono di non facile soluzione agli occhi del mondo profano, che non di rado, e non solo per superficialità, adotta e parla di amicizia con estrema semplicità, segno di mancanza della stessa, senza dare il giusto valore al termine in questione.
L’impostazione della tavola architettonica in oggetto cerca di dare, in tutta umiltà ma in modo determinato, un piccolo contributo per mantenere forte l’interesse su un tema così importante e ripetutamente trattato nell’ambito dell’istituzione massonica.
Il mio sentito ringraziamento, e le mie scuse per ogni eventuale errore o imperfezione di cui sono ovviamente il solo responsabile, va ai fratelli che mi hanno consentito di realizzare la presente tavola architettonica.
2. L’AMICIZIA NEL MONDO CLASSICO
La filosofia ha sempre collocato l’Amicizia (in greco philia) al centro del suo interesse, gli antichi possederono dell’Amicizia un pensiero assai più esteso di quello che nel nostro tempo è comunemente accettato; di seguito viene descritto il pensiero dei filosofi che hanno posto l’Amicizia al centro della loro attenzione:
Empedocle (Agrigento 492 a.C.)
Secondo Empedocle l’Amicizia è concepita come forza che unisce il cosmo e rende possibile l’armonia nell’anima e nella città.
Vissuto nella Sicilia del V sec. a.C., in un epoca di profondi contrasti e di forte instabilità sociale a causa delle continue lotte per la supremazia di una città sull’altra, Empedocle vede nell’Amicizia (philia) la forza che può sostenere una rigenerazione generale del mondo.
Platone (Atene 428 a.C.)
Sul tema dell’amicizia Platone in età giovanile scrive un dialogo il Liside.
In tale dialogo sostiene che è il bene, primo fondamento dell’amicizia, pertanto l’Amicizia è concepita come desiderio del bene, tensione verso di esso. Secondo Platone, ciò che ci muove l’uno verso l’altro e che ci predispone all’amicizia è la constatazione che quotidianamente facciamo del “negativo” (termine inteso come allontanamento del bene), congiunta al nostro desiderio di essere resi liberi da tale condizione. Il negativo, che è una condizione della quale facciamo giornalmente esperienza, è colto come il punto di inizio dell’Amicizia, mentre il punto di approdo è identificato con il bene.
Come si è filosofi- nel senso che si ricerca il sapere- solo possedendo la facoltà di percepire la propria ignoranza, così si desidera il bene e si diventa amici del bene ad iniziare dall’attenta valutazione dei mali.
Aristotele (Stagira 384-83 a.C.)
Diede dell’amicizia un’analisi approfondita nei libri VIII e IX dell’Etica Nicomachea.
L’Amicizia per Aristotele è parte integrante del nostro essere uomini. Essa è o una virtù o strettamente connessa con la virtù. L’Amicizia (philia) è componente essenziale della virtù e della felicità e caratterizza il volere bene dell’altro. L’Amicizia è ciò che c’è di più necessario alla vita giacché i beni che la vita offre, come la ricchezza, il potere, ecc. non si possono né conservare né adoperare bene senza gli amici.
Sempre secondo Aristotele L’Amicizia va distinta in primo luogo dalle due cose cui sembra più strettamente affine, cioè dall’amore e dalla benevolenza. Essa si distingue dall’amore perché è più estesa dell’amore, che è limitato e condizionato dal godimento della bellezza. Ed è diversa dall’amore per il suo carattere attivo e selettivo onde Aristotele afferma che l’amore è simile ad un’affezione cioè una modificazione subita mentre l’Amicizia è un abito (come un abito è la virtù) cioè una disposizione attiva e impegnata.
Si distingue dalla benevolenza perché questa può dirigersi anche verso gli ignoti e può rimanere nascosta cosa che non accade nell’Amicizia.
L’Amicizia è certamente una specie d’intesa, ma un’intesa che non riposa sull’identità delle opinioni ma piuttosto, sull’armonia degli atteggiamenti pratici.
L’Amicizia è indubbiamente una comunità nel senso che l’amico si comporta verso l’amico come verso se stesso cioè una partecipazione solidale tra due o più persone ad atteggiamenti, valori o beni determinati.
Aristotele distingue tre forme di amicizia, basate rispettivamente sull’utile, sul piacere e sulla virtù. E’ chiaro che mentre un’Amicizia fondata sull’utilità o sul piacere è destinata a finire quando il piacere o l’utilità cessano, l’Amicizia fondata sul bene, quindi sulla virtù, è la più stabile e ferma ed è quindi la vera Amicizia.
Epicuro (Samo 341 a.C.)
Profonda è l’attenzione che il tema dell’Amicizia ha nel pensiero di Epicuro, che colloca l’utilità all’origine dell’amicizia, ma arriva a ritenerla non semplicemente come un bene in se, ma finanche come il più alto dei beni che la saggezza promuove per realizzare una vita felice.
Inoltre, proprio per essere utile l’Amicizia deve essere sincera, diventando così essa stessa fonte di piacere e caratterizzandosi come un fine in se.
Cicerone (106 Arpino - 43 a.C. Gaeta)
Compone, nel 44 a.C., il dialogo Laelius de amicizia.
In tale dialogo è critico contro la teoria epicurea basata sull’utilità, che in tal modo verrebbe a perdere i suoi caratteri morali specifici. Mette in risalto come l’Amicizia sia un’attività disinteressata che si basa su una consonanza di pensiero intorno alle attività umane e divine e ha come suo oggetto la virtù.
L’Amicizia, secondo Cicerone, è la caratteristica dei boni viri, gli uomini virtuosi di animo generoso, che la coltivano senza altro interesse che non sia quello del raggiungimento comune della virtù.
3. L’AMICIZIA NEL MONDO CONTEMPORANEO
Il pensiero contemporaneo ha analizzato l’Amicizia a cominciare dalle visioni della sociologia e della psicologia. Anche nel mondo attuale, caratterizzato da relazioni continuamente prive di coinvolgimento emotivo e improntati all’utile o alla rivalità, l’Amicizia conserva il suo valore, perché ci evita la dispersione in una vita sociale fatta di esteriorità e accordi formali.
Alberoni Francesco (sociologo contemporaneo)
La riflessione di Alberoni parte dalla domanda sull’esistenza o meno dell’Amicizia nel mondo contemporaneo, che sembra dominato dall’utile economico e dalla competizione per il potere e nel quale i rapporti personali sinceri tendono a lasciare il posto a rapporti impersonali freddi e oggettivi.
Secondo Alberoni “l’Amicizia continua ad essere un ingrediente essenziale della nostra vita”, perché caratterizzandosi come un “sentimento sereno, limpido fatto di fiducia, di confidenza” ci aiuta ad evitare la dispersione di una vita sociale intessuta unicamente di convenzioni e ci apre ad una comprensione profonda delle persone che ci stanno accanto.
Kracauer Siegfriend (pensatore tedesco)
Nell’analisi del pensatore tedesco Kracauer Siegfriend, attento indagatore della realtà sociale, emerge una disamina sugli effetti che l’Amicizia produce sugli individui, osservando come essa potenzi l’esistenza individuale oltre i suoi limiti, al punto che ognuno vive la vita di due anime. Il pensiero di Kracauer è sintetizzato nelle seguenti parole:
Crescere insieme senza perdere la propria identità, donarsi per possedere in forma allargata, fondersi in un tutto unico e tuttavia continuare ad esistere ciascuno per proprio conto: questo è il segreto del vincolo dell'amicizia.
Due elementi sono sottolineati da Kracauer: il ruolo della lontananza e quello del silenzio. Nell’amicizia i periodi di lontananza rivestono una funzione significativa e niente affatto negativa, in quanto il ricordo permette di mettere in luce ciò che è tipico e aumenta il sentimento reciproco. Per quanto riguarda il silenzio, Kracauer osserva che “l’espressione più alta” dell’Amicizia è “il silenzio” che talora può stabilirsi quando il dialogo ha toccato il suo apice.
L’Amicizia rafforza il carattere, come il vero amore, dona fiducia all’uomo, allarga lo spirito e affina il senso morale. Alla propria coscienza morale si aggiunge quella dell’amico, che ognuno porta con sé ovunque e sente in sé tanto più viva quanto più illimitata è la fiducia accordata reciprocamente.
Weil Simone (pensatrice francese)
“Esiste un amore personale e umano che è puro e ha in sé una sensazione e un riflesso dell’amore divino”: con queste parole Simone Weil definisce la natura dell’Amicizia.
L’Amicizia, come afferma Weil, “è un momento ascendente dell’anima che muove verso il G.’. A.’. D.’. U.’. e da lui trova impulso per mantenere unito il legame tra gli amici e insieme riconoscere la loro libertà e alterità”. L’Amicizia è una sorta di miracolo che, quando avviene, apre alla conoscenza della natura stessa del G.’. A.’. D.’. U.’.
4. RIFLESSIONI SULL’AMICIZIA SECONDO LA CONCEZIONE MASSONICA
Dal punto di vista massonico l’Amicizia dovrebbe essere Perfetta cioè l’Amicizia degli uomini buoni e simili per virtù.
Per i Fratelli, requisito essenziale per svolgere un’esistenza fondata su una razionalità pratica ed efficiente in grado di risolvere i diversi problemi che la vita prospetta, è indispensabile l’Amicizia con le persone sagge in grado di tracciare la retta condotta etica. Tale condotta non si impara seguendo corsi accademici, ma stando a fianco di persone sagge.
Importantissimo è il ruolo del Fratello anche nella ricerca della verità, perché nessuna indagine può essere condotta prescindendo dagli specifici problemi e dalle contraddizioni che di volta in volta sorgono. Pertanto si può affermare che quando due Fratelli vanno insieme essi sono più capaci di pensare e di agire.
I Fratelli, infatti, dovrebbero volere il bene l’uno dell’altro, in modo simile, in quanto professano i principi di Libertà-Uguaglianza e Fratellanza.
La Massoneria che è scuola di vita, ha il dovere, di elevare l’uomo spiritualmente e culturalmente e di formarlo, per salvaguardarne i valori, per mantenere nell’uomo le proprie caratteristiche, le proprie qualità e i più elevati ideali tra cui l’Amicizia.
I lavori di Loggia devono unire i Fratelli: la frequentazione deve tendere soprattutto a trasmettere reciprocamente l’Amicizia Perfetta e l’amore fraterno.
Ritengo che sebbene mantenendo la loro personalità e singolarità, i Fratelli dovrebbero tendere a costruire il “noi”, a dar vita a una comunanza di idee e di desideri, di aspirazioni e di comportamenti. E’ un “noi” che si sviluppa con l’impegno alla fedeltà, a rinnovare giorno per giorno la scelta fatta, nella gratuità di un dono che incessantemente si rigenera.
L’Amicizia Perfetta rappresenta l’Amicizia che i Fratelli devono perseguire e sviluppare col loro incontrarsi. Si suppone, infine, che diventino anche migliori col mettere in atto l’Amicizia, cioè correggendosi a vicenda e modellandosi l’un l’altro, imitando le qualità che loro piacciono, di qui il detto “da uomini nobili, nobili azioni”.
L'AMICIZIA
Da "Il Profeta"di K. Gibran
E un giovane disse: "Parlaci dell'Amicizia.
Ed egli rispose, dicendo:
Il vostro amico è i vostri bisogni esauditi
È il vostro campo, che seminate con amore e che mietete con gratitudine.
Egli è la vostra mensa e l'angolino accanto al fuoco.
Perchè vi recate da lui con la fame, e lo cercate per avere pace.
Se il vostro amico vi apre la mente, non temete il "no" nella vostra, nè trattenete il vostro "si".
E se lo vedrete silenzioso, il vostro cuore non cessi d'ascoltare il suo cuore;
Perchè senza parlare, nell' amicizia, tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le aspettazioni, nascono e sono condivisi con una gioia priva di clamori.
Non vi attristate, quando vi dividete dall'amico;
Perchè le cose che amate di più in lui saranno più evidenti durante l'assenza, come la montagna a chi sale, che è più nitida dal piano.
E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito.
Perchè l'amore che non cerca unicamente lo schiudersi del proprio mistero, non è amore, ma una rete che pesca soltanto cose inutili.
La parte migliore di voi sia per l'amico.
Se egli deve conoscere il deflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Perchè cos'è il vostro amico, se andate in cerca di lui per uccidere il tempo?
Cercatelo invece avendo tempo da vivere.
Perch'egli è lì per servire al vostro bisogno, non per riempire il vostro vuoto.
E nella soavità dell'amicizia fate che abbondino risa, e piaceri condivisi.
Perchè è nella rugiada delle piccole cose che il cuore trova il suo mattino e si ristora.

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